ASSOCIAZIONE EUROPEA CONSUMATORI INDIPENDENTI SEDE REGIONALE TOSCANA

ANCORA SUI RENDIMENTI DEI BUONI FRUTTIFERI POSTALI DELLA SERIE Q/P

Trovano conferma, nel collegio di coordinamento dell’Arbitro Bancario finanziario, le ragioni dei risparmiatori riguardo ai rendimenti Bpf delle serie «Q/P» sottoscritti dopo il 1° luglio 1986. L’organismo, specializzato nella risoluzione delle controversie bancarie, con decisione 6142 del 3 aprile 2020 (in corso di pubblicazione sul sito dell’ABF)  ha ribadito il principio di diritto secondo cui, se il timbro all’atto dell’emissione

non indica la misura dei nuovi tassi per l’ultimo decennio, per tale periodo gli interessi che spettano al risparmiatore sono quelli riportati nel retro del titolo anche se sono superiori a quelli fissati dal decreto ministeriale del 13 giugno 1986, utilizzati da Poste per effettuare i rimborsi.  Per tale ragione il risparmiatore ha diritto a ricevere un rimborso superiore a quello liquidato da Poste Italiane, da calcolare, appunto, in base al tasso per l’ultimo decennio.

La decisione si pone in continuità, con le tante precedenti dei collegi territoriali, in favore di risparmiatori che hanno, così, visto riconosciuto il diritto a un maggiore rimborso.

Come  ormai ben noto, in molti casi gli uffici postali hanno utilizzato i vecchi moduli dei Bpf appartenenti alla serie P, contenenti rendimenti maggiori rispetto a quelli della serie Q, ed hanno aggiornato i Bpf apponendo il timbro con la dicitura “Serie Q/P”, sia sul fronte che sul retro, non modificando però la misura dei nuovi tassi previsti per l’ultimo decennio di vita dei buoni.

Il collegio di coordinamento ritiene che l’orientamento dei collegi territoriali dell’ABF deve trovare piena conferma, e pertanto riconosce, a favore del titolare, un sostanzioso ricalcolo del rimborso complessivo.

Malgrado tutti gli errori, e le controversie in corso, i risparmiatori, pazienti o lungimiranti, che hanno investito in buoni postali degli anni 80, hanno ricevuto un forte rendimento, beneficiando dei tassi fissi a due cifre che dominavano quel periodo storico. Nel trentennio di vita, infatti, un buono postale di 5 milioni di lire emesso alla fine degli anni 80 ha maturato un rendimento che arriva a liquidare un rimborso di circa 28 mila euro. A questo, oggi, può aggiungersi, per tale taglio, un ulteriore rimborso di almeno 20.000 euro, se il buono è stato emesso dopo il 1/7/1986 con le anomalie sopra descritte.
Non così fortunati i possessori dei buoni più recenti. Per esempio un buono di 5 milioni emesso nel 2000 riceverà, nel 2030, un rimborso di 6.000 euro circa,  mentre uno, dello stesso taglio, emesso nel 2010, riceverà nel 2040 meno di 4.000 euro.


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